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III DOMENICA DI PASQUA

UN CARO SALUTO A TUTTI GLI AMICI! BUONA DOMENICA


III^ domenica di Pasqua
(La resurrezione della chiesa)

Anche in questa domenica la Liturgia della Parola ci dà la possibilità di riconoscere la presenza del Risorto là dove a prima vista non penseremmo possa o debba essere.

Il Risorto incontra i discepoli e li incontra là, dove li ha visti la prima volta… al lago di Tiberiade, sul posto di lavoro. Quasi non si noterebbe la differenza tra il primo incontro e questo, se non fosse per la specificazione dell’evangelista che scrive: il Risorto si manifestò così… è la prima cosa che abbiamo notato nelle comunità, ascoltando questa pagina di vangelo(NOTA 1) : sono tornati, i discepoli, alle cose di sempre, alle cose normali; e che stacco rispetto al capitolo precedente, quando Gesù era entrato nel cenacolo, aveva effuso lo Spirito di pace e di perdono inviando i discepoli nel mondo per essere quel segno di bontà e di misericordia che avrebbe riempito e cambiato i cuori degli uomini…. che differenza… sembrerebbe tutto finito, tutto tornato alla normalità. Aiutati anche dalla lettura che di questo brano di vangelo fanno la comunità di Bose e don Bruno Maggioni, ci siamo detti che qui non solo si parla di una apparizione di Gesù Risorto, ma addirittura si racconta della resurrezione dei discepoli e quindi della prima comunità ecclesiale. Chi ha scritto il capitolo 21 del vangelo di Giovanni ha voluto raccontare la resurrezione dei discepoli, presi ancora una volta per mano da Gesù e restituiti alla loro chiamata, alla loro vocazione: credo che siano bellissimi e applicabili a ciascuno di noi i passaggi che, come ci racconta il vangelo, vivono i discepoli:

1) Dalla notte al mattino
2) Dal non riconoscere Gesù al riconoscerlo
3) Dall’insuccesso alla pesca abbondante
4) Dal non avere niente da mangiare al pasto preparato per loro

Questi cambiamenti, questi continui passaggi dalla morte alla vita, sono prodotti dalla presenza del Signore Risorto… è il suo dono della vita che rende possibili le risurrezioni dei discepoli e le nostre risurrezioni.
A volte, ci dice il vangelo, si fanno dei passi indietro… Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose parla di veri e propri casi di DE-VOCAZIONE… e non posso non pensare a me stesso a come sono a bravo a fare, come uomo, (ed è quello che mi spiace di più, perché è sul piano dell’umanità che può avvenire o non può avvenire un incontro…) dei passi indietro. Credo che in questa pagina siamo chiamati a riconoscerci come chiesa, ascoltando e di prendendo in considerazione ciò che nasce dal basso. A volte invece mi pare che siamo come incapaci di fare questo, e viviamo una attitudine contraria a quella di Gesù, che non solo accoglie il poco che dal basso arriva (cinque pani e due pesci nel vangelo di venerdì) ma addirittura stimola a metterci del nostro, perché quello preparato solo da Lui si vede che non lo sente… completo portate un po’ del pesce che avete preso or ora… sempre bello il volto di Dio che il vangelo ci propone, un Dio che in Gesù prepara tutta una mensa a partire dal fuoco, ma che si compiace anche del contributo portato dai discepoli. Inutile dire che mi piace molto questa idea, quella di una di una chiesa che vive del contributo (dal punto di vista pastorale e teologico) di tutti i fratelli e sorelle (NOTA 2) . C’è possibilità di resurrezione, ci dice il vangelo, fondando la vita sulla parola di Gesù e accettando di ricominciare tutto da capo o addirittura cambiare strada, avere il coraggio fare tutto diversamente da prima… certo esagero con la fantasia, ma immagino Gesù che dice ai discepoli: No figliolini (li chiama proprio così, figliolini, fanciullini…) miei… dovete fare l’opposto, dovete gettare la rete dall’altra parte. Credo sia importante questo per la chiesa di oggi, stare alla presenza di Gesù, vivere della sua presenza, della sua Parola e della sua vita donata per noi (Eucaristia), ma anche avere il coraggio di cambiare qualche cosa.

Bello anche come i discepoli giungono a riconoscere il Signore… cammini diversi ma che dicono la ricchezza della comunità ecclesiale: Giovanni lo riconosce per primo… intuisce, ha una memoria precisa di quell’altra notte, in cui non avevano preso nulla e Gesù aveva dato un senso nuovo alle notti e agli insuccessi… Pietro si fida di Giovanni, si fida dell’amore capace di vedere al di là di quello che appare, per il resto dei discepoli è decisiva la mensa imbandita, preparata da Gesù come segno di una vita vissuta amando (NOTA 3) .

Bello anche il dialogo, che avviene tra Gesù e Pietro dopo il pranzo consumato insieme, dopo l’Eucaristia celebrata dal Signore… è importante anche questo particolare perché si può comprendere come si manifesta il Risorto: attraverso il segno della liturgia, nel dono dell’Eucaristia… e la domanda più importante della vita di Pietro (come della vita di ognuno di noi), la domanda sull’amore, viene dopo la cena. La carità viene così presentata come il frutto dell’Eucaristia: può amare chi è stato prima nutrito al Signore… (don Giovanni Nicolini). Riscopro qui allora la bellezza e la forza delle domande decisive sull’amore che, come accennavo tra parentesi, vive ognuno di noi, all’interno della celebrazione Eucaristica dopo essersi nutrito della parola di Dio: ti accolgo, come mio sposo… ti accolgo, come mia sposa… nel matrimonio oppure con l’aiuto dello Spirito Santo sì, lo prometto… per quello che riguarda il cammino di chi va verso l’ordinazione sacerdotale.

Una cosa che mi piace molto di questo dialogo e che esce fuori bene dalla traduzione letterale dal greco (rispettata molto fedelmente in spagnolo) è questa: dopo che Gesù ha chiesto per due volte a Pietro se lo ama (Simon, hijo de Juan, me amas mas que estos?) e che per due volte Pietro risponde: ti voglio bene, (Si Señor, tu sabes que te quiero) (amare e voler bene sono due cose differenti…) alla terza Gesù si mette, per così dire, al suo livello e chiede: mi vuoi bene? Sento qui un gran rispetto da parte di Gesù, come a non voler schiacciare Pietro, non farlo sentire inadeguato, non voler rimarcare sempre una mancanza, una insufficienza… sa bene Gesù che Pietro sarà capace di fare il contrario di quello che abitualmente capita agli uomini, amanti delle parole e non dei fatti… questo amore, che Pietro non riesce tanto a dire con le parole, lo dirà con i fatti, con la sua vita, donata e crocifissa come quella del suo Signore. Buona Domenica!!! maurizioprandi@obistclara.
co.cu

1) Siamo al capitolo 21 del vangelo di Giovanni e scrive don Bruno Maggioni: Si ritiene comunemente che sia una sorta di appendice aggiunta in un secondo momento al corpo del vangelo. Altrettanto comunemente però si ritiene che appartenga alla tradizione giovannea. Le sue preoccupazioni sembrano essere soprattutto ecclesiali, non cristologiche. Ritengo molto importante questa sottolineatura è una pagina che come chiesa deve interrogarci da vicino…
2) Mi permetto di segnalare qui la lettera che H. Kung ha scritto ultimamente ai vescovi. Dal punto di vista delle domande che pone, lo trovo un contributo interessante, non polemico, garbato, certamente non totalmente condivisibile ma che può stimolare un dialogo e perché no, aprire cammini nuovi.
3) Tutti riconoscono il Signore quando dice: <venite a mangiare>. Riconoscono il risorto quando ripete uno dei gesti più simbolici di tutta la sua vita terrena: il servizio a mensa. Gesù distribuisce il pane e i pesci… il Risorto si fa riconoscere nel gesto della dedizione, che è stata la verità del suo intero cammino. La nota della dedizione appartiene al Gesù terreno e al Signore Risorto. E’ l’identità che lo accompagna in ogni sua condizione di vita. (don Bruno Maggioni)