IV DOMENICA DI PASQUA
CI SI RITROVA, COME OGNI DOMENICA IN ASCOLTO DELLA PAROLA. VI ABBRACCIO...
UN PO' DA DISTANTE MA VI ABBRACCIO.
IV^ domenica di Pasqua
La
quarta domenica di Pasqua tradizionalmente è dedicata al tema della vocazione.
La liturgia della parola di quest’ anno C lega la vocazione alla elezione
Chiamati, si potrebbe dire, perché eletti. E’ attenta però, la Parola di Dio a
dirci che non è matematica questa, che vocazione ed elezione non sono una la
conseguenza logica dell’altra; non c’è nulla di automatico: Dio chiama, elegge,
eleggendo premia e quindi da importanza, pone in primo piano… no, non è così.
Questo è un cammino che avviene ad una condizione: vivere la relazione. Per
chiarirci un po’ questa idea possiamo affidarci con frutto alla prima lettura e
al vangelo di questa domenica.
Nella prima lettura c’è un chiaro
riferimento alla elezione del popolo d’Israele che non vivendo la responsabilitĂ
dell’ascolto non è capace di relazione con il Dio che l’ha scelto: era
necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la
respingete… è vero che quando Dio sceglie, elegge, ed è altrettanto vero che a
questa elezione è legata una responsabilità , quella della relazione, dove Dio si
impegna e anche l’uomo è chiamato ad impegnarsi. In questo senso il brano di
Vangelo che abbiamo ascoltato è davvero bellissimo: parla di ascolto,
conoscenza, sequela le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse
mi seguono… mi colpisce come l’evangelista qui dica che proprio dell’uomo è
l’ascolto e poi la sequela… di Dio invece è la conoscenza. Tante volte ce lo
siamo detto, però lo ripetiamo: quando nella Bibbia incontriamo il verbo
conoscere, sappiamo che viene usato in riferimento ad una relazione sponsale le
mie pecore ascoltano la mia voce, io le amo (conosco) ed esse mi seguono. Questi
tre verbi ci aiutano a ricordare che la relazione non è mai a senso unico,
questi tre verbi ci dicono che c’è un 100% di Dio e un 100% dell’uomo. E il
fatto che in questa relazione Dio ci metta tutto mi fa pensare che una delle
chiamate che riceviamo è proprio quella a scoprire che ci sono cose per le quali
vale veramente la pena spendersi, impegnarsi, donarsi. Dio ci mette tutto perché
niente per lui conta quanto le sue pecore. Leggevo, in un bel commento al
versetto 20 (il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti) di questo
brano di vangelo che la traduzione può anche essere letta così: il Padre mio,
ciò che mi ha dato, è più grande di tutto, mettendo così in rilievo la
grandezza, agli occhi di Dio, di ogni uomo. E’ molto forte quello che dice Gesù
parlando prima del suo rapporto particolare con le pecore e poi del valore
enorme che ognuna di queste ha agli occhi di Dio… è come se mi dicesse che devo
rispettare, che non posso giudicare, che non posso nemmeno sognarmi di dire
perché la relazione di un fratello con Dio è uno spazio sacro nel quale non
posso entrare.
Rispetto al tema della elezione tutto questo diventa di
fondamentale importanza, perché rende possibile vivere la chiamata e quindi
l’elezione da parte di Dio non sentendosi rivestiti di un ruolo ma aprendosi
all’incontro. Dico questo perché mi pare di notare che l’uomo, non appena si
rende conto di essere stato “eletto” immediatamente confonde e comincia a tirare
le sue conseguenze: sono stato eletto, quindi sono il capo, comando, mi devono
ascoltare, mi devono obbedire… credo che l’elezione, scritturisticamente intesa,
vada in una direzione diversa, opposta direi: mi hanno eletto, quindi sono a
servizio, mi metto in ascolto. Mi permetto di citare un lungo passaggio di E.
Bianchi a questo proposito: leggendo con attenzione il capitolo decimo di
Giovanni si può vedere come il carattere di pastore di Gesù consista nella
relazione con il Padre e con le sue pecore, dunque con Dio e con i credenti. E’
un titolo relazionale, non funzionale. Io e il Padre siamo uno; io conosco le
mie pecore. Quella che noi chiamiamo “pastorale” dovrebbe porre sempre al
proprio centro la dimensione relazionale piuttosto che quella funzionale o
organizzativa. Al cuore dell’essere pastore nella chiesa vi è la relazione
personale con il Signore, dunque la dimensione spirituale nutrita dalla fede e
dalla preghiera, e la relazione con le persone fatta di conoscenza,
amore,ascolto, dedizione, dono della vita. Il pastore è attento al cuore di Dio
e al cuore dell’uomo.
E poi, legata alla elezione c’è anche la gratuitĂ
dell’amore. Gli eletti dei quali ci parla la seconda lettura sono un numero
incalcolabile… non si possono contare. Non possiamo fare separazioni, perché in
Gesù ogni confine è abbattuto: Io, Giovanni, vidi una moltitudine immensa, che
nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua, come a dire che
nessuna persona è esterna all’orizzonte cristiano… perdonate la semplicità , ma
alle volte ho la grazia di fare esperienza di questa gratuitĂ da parte di Dio
che in un modo davvero misterioso raggiunge i cuori delle persone, come il cuore
di Liliana e Doraysi, due sorelle che “abitano” (lo metto tra virgolette il
verbo abitare… perché l’abitare suppone una casa e una casa come la intendiamo
noi è distante anni luce da quella dove vivono queste due sorelle) a Cascajal.
Sono tutte e due malate, hanno un tumore. Mi hanno detto che sanno che per loro
non c’è via di uscita, che per la loro malattia non c’è cura e che ogni giorno
che vivono è un giorno regalato da Dio e fino a quando Dio vorrà loro
lotteranno… io in chiesa non le ho mai viste e non hanno detto questo per farmi
contento perché non sapevano di parlare con il parroco (molto educatamente non
mi ero nemmeno presentato), eppure una piccola breccia, nella loro vita, è
rimasta aperta perché Dio possa entrare.
Infine le mani, le mani di GesĂą
e le mani del Padre… cioè il luogo che ci viene offerto per fare casa, nel quale
sentirci al sicuro. Che in questa domenica possa nascere in noi proprio questo
desiderio: abitare le mani di GesĂą per poter sperimentare la dolcezza delle
carezze agli ammalati, la gioia del servizio, la generositĂ dello spezzare il
pane, il coraggio del dono.
Buona domenica! Don mauri
maurizioprandi@obistclara.