SS. TRINITA'
SANTISSIMA TRINITA’
(Ricevere il dono)
Quello che celebriamo
oggi è il mistero più grande della nostra fede, che non possiamo e credo nemmeno
desideriamo spiegare, perché celebrare non vuol dire, (per me), risolvere o
svelare… celebrare vuol dire affidarsi. Ecco allora l’atteggiamento con il quale
proviamo a vivere questa domenica: affidarci, gettare ancora una volta la nostra
vita in Dio vivendo conformemente a quello stile divino che ci rivela quel poco
che del mistero della TrinitĂ riusciamo ad intuire: vivere la comunione (l’unitĂ
delle tre persone) e non il fare da soli, di testa propria, e la ricchezza della
diversità (le tre persone distinte) e non il piattume dell’uniformità , del
conformarsi ad una certa mentalità . Ricevuto così, il mistero, ci aiuta anche ad
affrontare e forse a vincere le nostre paure, che ci fanno accumulare per noi
(la non-comunione) e ci fanno rifiutare l’altro (la diversità vista come una
minaccia). Il mistero di Dio e il mistero dell’uomo vanno di pari passo e
provando ad entrare un poco nel mistero di Dio illuminiamo qualcosa della nostra
vita, capiamo meglio ad esempio che la dignità dell’uomo non sta nella forza,
nel successo, in quello che possiede, nei traguardi che raggiunge, ma sta
nell’essere immagine, specchio di Dio… le letture oggi ci aiutano a capire cosa
significa essere uomini secondo lo stile di Dio. Trovo che tema unificante le
due letture, il salmo e la pagina di vangelo sia il tema del dono: è dono la
creazione, è dono la fede, è dono lo Spirito santo ed è dono la elezione
dell’uomo da parte di Dio della quale ci parla il salmo.
La prima
lettura ci dice che il primo a fare, a costruire non da solo è Dio, che crea in
compagnia della Sapienza … come, gli uomini dell’Antico Testamento hanno pensato
Dio? Intanto non come una figura solitaria, ma come un essere in relazione… e,
stando al testo, come gioia di donarsi; è per questo che al momento della
creazione c’è la Sapienza ad accogliere il dono… una adolescente è il primo
volto che Dio ci mostra di se stesso. La Sapienza ha ricevuto da Dio il compito
di instaurarsi in Israele, con il popolo d’Israele, per educarlo a ricevere il
dono, per questo motivo alla Sapienza è stato dato il volto di Gesù, del Figlio
di Dio… il peccato dell’uomo è non voler accogliere il dono, non voler creare
quel legame che Dio, con sommo rispetto della libertĂ di ognuno, non ha voluto
creare… si, perché il legame non lo crea il dono, (perché questo sarebbe creare
una dipendenza), ma chi lo riceve, perchè desidera stare in quella relazione. Mi
piace tanto questa sottolineatura che la prima lettura fa del divertimento,
della gioia di Dio… mi aiuta a pormi delle domande, serie e decisive pensando al
mio servizio nella missione, a come vivo le mie giornate, le celebrazioni, gli
incontri, le visite ai malati: come un obbligo? Come un dovere? Una necessitĂ ?
Oppure come la gioia di donarmi? Dio si diverte perché è gratis, crea gratis…
chi vuole ritagliarsi degli spazi per sé è troppo impegnato per potersi
divertire. Per contro, ci sono persone sempre allegre, che non perdono occasione
per fare festa, ma che poi alla domanda: perché sei così contento? Non sanno
rispondere… non è vera gioia, non è vera allegria. La creazione raggiunge il suo
vertice, il suo vero splendore, quando l’uomo vive la sua libertà , che è quella
di donarsi. E’ bello il termine spagnolo che traduce Sapienza, ossia sabiduria,
che viene da saborear, gustare; Dio gusta la creazione, per lui è un assaporare
il dono che sta per fare all’uomo.
La seconda lettura ci fa un invito
importante: riconoscere il nostro limite, la nostra finitezza, perché le
fondamenta della nostra vita di cristiani non le gettano le nostre capacitĂ
umane, ma l’amore di Dio. Non dobbiamo basarci sulle nostre personali capacità ,
la relazione con Dio non è uno sforzarsi per osservare la legge, ma un affidarsi
alla promessa di Dio che ci dona una nuova vita. Tutto questo però ci dice S.
Paolo è per porci in cammino , perché Dio non cancella la responsabilità di fare
ognuno il nostro pezzo di strada per ricevere il suo dono.
Il dono di
cui ci parla il vangelo di oggi è lo Spirito santo… è bello il brano di vangelo
perché parla del tempo della Chiesa, che è il tempo dello Spirito (quello che
viviamo noi oggi), come di un tempo, dal punta di vista del comprendere, piĂą
ricco del tempo di GesĂą Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non
siete capaci di portarne il peso (la traduzione letterale, resa bene in spagnolo
dice: ma per il momento non potete comprenderle). E ancora Giovanni ci dĂ un
esempio di come all’interno della Trinità non ci siano “battitori liberi”: lo
Spirito non parlerà da se stesso, ma prenderà del mio e ve lo manifesterà …
sempre lo Spirito ci rinvia al centro della nostra fede, ci rinvia a GesĂą,
perché se questo nostro tempo è il tempo della comprensione, quello di Gesù è il
tempo della salvezza; non dobbiamo attenderci altre rivelazioni…
Importantissimo è il tema della verità , perché se il nostro è il tempo della
comprensione, questo è vero, come dicevo prima, per il mistero di Dio e per il
mistero che siamo noi, quindi in un certo senso non possiamo sfuggire alla
veritĂ di noi stessi, delle nostre scelte, della conformitĂ delle parole che
diciamo rispetto alla vita che conduciamo. Guidati dallo Spirito, presi per mano
dallo Spirito e quindi non giudicati, raggiungiamo il centro per capire che
siamo sempre in cammino, che è tanta la strada da percorrere.
1 Le
riflessioni sulla pagina tratta dal libro della Sapienza nascono da una
condivisione di pensieri con don Marino Poggi, in visita alla nostra missione in
terra cubana
2 La traduzione spagnola dice: Quienes mediante la fe hemos
sido puestos en camino de salvaciĂłn