XXV DOMENICA T.O.
Custodire una
relazione, le persone, i sogni
Stiamo sempre
tentando di dare una risposta alla domanda che ormai da molte settimane ci
accompagna: chi è il discepolo? Le risposte che la parola di Dio di questa
domenica dà sono certamente molte... vorrei condividere con voi
fondamentalmente tre aspetti.
La prima
lettura[1] attraverso le forti parole di rimprovero
del profeta Amos, ci dice che il discepolo è colui che, contrariamente ai
commercianti e ai latifondisti senza scrupoli ai quali il profeta si dirige,
pone la dignità della persona, (di ogni persona), al di sopra dell’interesse, e
lo fa perchè riconosce in ogni uomo il volto di Dio che in Gesù si avvicina a
lui e si fa presente; qui trovo bello un passaggio della seconda lettura di
oggi in cui leggiamo che uno solo è il
mediatore tra Dio e gli uomini: l’uomo
Cristo Gesù. La seconda lettura continua anche il tema aperto la settimana
scorsa circa il discepolo che è chiamato a stare di fronte a Dio per
intercedere e fare della propria vita una preghiera... oggi ci viene detto
qualcosa in più: questa preghiera deve essere respiro di apertura e di
universalità. Sono tante, in questo senso, le indicazioni che S. Paolo ci dà,
raccomandando a Timoteo che si facciano preghiere per tutti gli uomini perchè volontà di Dio è che tutti gli uomini siano salvati nell’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in
riscatto per tutti. Tutto questo mi pare davvero di una bellezza strordinaria
è nel massimo di unicità (unico mediatore) vi è il massimo di universalità
perchè Gesù si pone tra Dio e tutti gli uomini... è lo stesso Gesù a collocarci
lì, e quello diventa il luogo che come chiesa siamo chiamati a vivere, ad
abitare per accogliere ogni uomo e portarlo a Dio così come Gesù ha fatto nella
sua vita. Trovo che rispetto a quanto il vangelo ci chiede oggi, ovvero lo
stare in guardia perchè non sostuiamo il denaro e quello che possediamo a Dio,
il testo di S. Paolo ci dà indicazioni importanti. La prima appunto è questo
invito alla preghiera, al coltivare la relazione con Dio, a porre sempre al
centro Dio, a tenerlo come punto di riferimento...preghiera che deve avere una
caratteristica: la costanza è voglio dunque che in ogni luogo gli
uomini preghino... quindi in ogni istante della nostra vita, sempre. Credo
che sia soltanto questa fedeltà alla relazione con Dio (ecco il secondo aspetto
circa il discepolato) che ci garantisce dal fare dei soldi e delle cose un
idolo. Un dato che non mi sembra per niente trascurabile è questo: la preghiera
è sempre preghiera del povero: domande,
perchè non tutto ci è chiaro; suppliche[2],
perchè niente possediamo e tutto abbiamo bisogno di ricevere; ringraziamenti, perchè desideriamo avere
un cuore di carne e soltanto chi pensa che tutto gli è dovuto rimane nelle sue
durezze e non si apre alla gratitudine.
Commentando poi
insieme il brano di vangelo, mi hanno colpite alcune delle cose dette da chi ha
vissuto oggicelebrazioni della parola e della Eucaristia: a Las Nieves ad
esempio, Margarita ha detto che Gesù vuole farci capire che è più importante
poter contare su un amico che non su qualche soldo in tasca e che ci sono
persone che passano la vita a cercare soldi per accumularli ma è molto più bello
quello che sceglie di fare Gesù: cercare le persone. Sono due pensieri
semplici, lo so, ma che trovo così limpidi, belli... pensieri che mi hanno
fatto nascere la domanda, già tante volte affrontata: e io che cosa cerco? Ecco
che il vangelo di oggi allora diventa un forte invito a guardare il futuro per
domandarci cosa desideriamo, cosa sogniamo, che cosa ci attendiamo dal domani.
Un altro semplicissimo pezzetto di strada lo abbiamo fatto a Rodrigo, durante
l’omelia, con alcuni adolescenti che hanno provato a guardare un po’ in avanti:
una bella carriera scolastica (Lisania)... un lavoro, una famiglia
(Christian)... e poi Liliana: innamorarmi, essere amata, essere una donna
fedele... mi piaceva, nella sua semplicità, anche questo cammino, così distante
dal desiderio di successo, di possesso, di visibilità che soffoca i cuori di
tante persone. Forse è cominciando da qui, ci siamo detti, che possiamo
comprendere le parole di Gesù sulla fedeltà nel poco e nel molto... fedeli nel
poco, al nostro sogno di adolescenti, per vivere nutrendosi di quella
intuizione e alimentandola con una vita trasparente e libera da tutto ciò che
il mondo di oggi ti propone come il meglio o come ciò di cui non puoi fare a
meno. Ti propongono tante cose, ma tu hai il tuo sogno, la tua intuizione da
custodire, da portare sempre con te. Ci è piaciuto anche questo terzo aspetto
del discepolo: uno che custodisce i propri sogni e le proprie intuizioni.
[1]
Nella
prima lettura il profeta Amos condanna l’avidità e la disonestà degli Israeliti
che attendono con ansia la fine dei giorni di festa (paiono quasi un lutto
perchè non si può fare soldi...dimentica che Dio ha dato le feste come
occasione perchè il ricco si faccia vicino al povero) per poter riprendere a
commerciare; e progettano di commerciare con il massimo di guadagno, senza
lasciarsi prendere da scrupoli di nessun genere: pesi e bilance false,
“venderemo anche lo scarto del grano”. Infine, al colmo del ladrocinio, si
rivelano usurai e strozzini, acquistando le persone che, divenute insolventi
anche per poco (un paio di sandali), non potevano pagare che dando se stesse in
cambio.