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XXXI DOMENICA T.O.

La liturgia della Parola di questa domenica ci aiuta a legare il tema della fede che da alcune settimane ci accompagna, al volto misericordioso di Dio. Il credente, colui che confida in Dio, ha questa certezza incrollabile: Dio è misericordia, Dio è bontà.

 Di questo ci parla la prima lettura, dove in forma di preghiera, l’autore del libro della Sapienza ci dice come Dio salva il suo popolo… ce lo dice affermando che il Signore non solo ha misericordia per i suoi eletti, ma anche per chi non meriterebbe le sue attenzioni, per i nemici del suo popolo… e se proprio deve punire (siamo nel linguaggio dell’A.T.), la misura non è per distruggere ma per orientare alla conversione: è un Dio che ama ciò che ha creato. Nella sezione alla quale appartiene il brano che oggi abbiamo ascoltato, si parla della condanna degli egiziani, contro i quali Dio non ha mandato leoni o draghi che avrebbero fatto di loro un sol boccone, ma insetti e piccoli animali… la domanda di fondo è: perchĂ© Dio non ha chiuso in fretta la partita con gli egiziani? L’autore si dĂ  questa risposta: a Dio piace perdere tempo con i peccatori, gli fa sentire il dolore del peccato per generare il pentimento e il desiderio di cominciare una vita piĂą bella. La giustizia di Dio (quante volte ce lo siamo detto), è la sua misericordia e se i nemici continuano ad esistere è perchĂ© Dio è troppo buono e ha compassione di tutti è hai compassione di tutti perchĂ© tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini aspettando il loro pentimento. Anche noi così siamo invitati ad uscire da una mentalitĂ  ristretta per renderci finalmente conto che l’amore di Dio si estende a tutte le creature. E’ la profezia di quanto Dio compie in GesĂą, dando vita non solo al creato, ma, sulla croce, dando la sua stessa vita anche per i peccatori (famiglie della Visitazione). Che bello questo brano… ci canta una differenza grande tra la potenza di Dio e quella degli uomini: quella degli uomini si manifesta dando la morte (nei modi piĂą diversi è imponendo una superioritĂ , inducendo al silenzio, non riconoscendo una dignità…) la potenza di Dio chiama alla vita il niente (prima della creazione dice il libro della Genesi che tutto era informe e vuoto), ama quanto è piccolo e debole, ama l’uomo che è una manciata di polvere.

 La seconda lettura ci invita ad attendere il ritorno di GesĂą senza ansie, senza paure, (con amore potremmo dire in continuitĂ  con la seconda lettura di domenica scorsa), confidando in un Dio il cui desiderio è di portare a compimento il bene che ci abita e ci muove. La paura è sempre un buon alleato per chi desidera “accalappiare” persone che lo seguano… a volte è buon alleato anche nostro, che pur di riempire le chiese minacciamo chissĂ  quali punizioni divine… è buon alleato dei governi che di fronte allo spauracchio degli stranieri promettono sempre maggior “sicurezza”… era buon alleato di chi, dopo Paolo, ha visitato la comunitĂ  di Tessalonica parlando dell’imminenza del giorno del Signore facendo molti proseliti. Quando Paolo si rende conto che la vita quotidiana della comunitĂ , scandita da ritmi ordinari era sconvolta dai preparativi al ritorno di GesĂą scrive per infondere fiducia, per riportare all’essenziale le persone, per nutrire con la preghiera continua (che prima di tutto lui vive: per questo preghiamo continuamente per voi) la fede in Dio.

 Infine il vangelo, così conosciuto, così bello… ci conferma in quello che dovrebbe essere la vita di ognuno di noi: celebrazione della presenza di Dio. E’ il racconto dell’incontro di due desideri, entrambi di salvezza: il desiderio di Zaccheo di vedere GesĂą è il testo in greco, leggevo, ci aiuta a comprendere che è desiderio di una conoscenza profonda, non superficiale nĂ© una semplice curiositĂ  (contrariamente a quello che, a dire la veritĂ , ho sempre pensato)… probabilmente chi si avvicina con curiositĂ  è questa folla che fa da ostacolo a Zaccheo; poi il desiderio di GesĂą, che manifesta il sogno di Dio che è quello di incontrare ogni uomo, in modo particolare i peccatori. Bello allora questo uscire di Zaccheo dalla folla, perchĂ© ci dice che per incontrare GesĂą è necessario uscire, staccarsi, osare la propria singolaritĂ  (E. Bianchi)… perchĂ© ognuno è prezioso, perchĂ© ognuno è amato. Sa di essere disprezzato Zaccheo, additato, guardato storto… non importa, perchĂ© intuisce in GesĂą qualcuno che lo può guardare in modo differente e che può vedere in lui un uomo, un figlio di Abramo. Una nota per così dire triste è questa: quelli di GesĂą e di Zaccheo rimarranno gli unici sguardi di bene, di amore... l’evangelista Luca sottolinea che quel giorno tutti (quindi nessuno escluso) hanno giudicato e mormorato: è andato ad alloggiare da un peccatore… che peccato, un’occasione persa per tutta quella folla di persone per entrare nel mistero di un Dio che agisce attraverso la sua Misericordia. E Zaccheo è basso? Non importa! Assume i propri limiti, (che diventano uno sprone ad inventarsi una soluzione) perchĂ© anche per lui è possibile cominciare un cammino… ci viene detto che anche per noi è possibile farlo, in ogni momento della vita: hai imbrogliato per quarant’anni? Puoi uscire, cercare, iniziare una nuova e piĂą vera relazione con Dio. L’evangelista Luca ci dice anche quando cominciare questo cammino: oggi! E’ una parola che a lui piace molto e la usa spesso; oggi GesĂą vuole incontrarci, oggi vuole fermarsi con noi ed essere accolto nella nostra casa-vita, oggi vuole essere salvezza. Marta, nella comunitĂ  di Las Nieves, quando ho chiesto: “perchĂ© Dio perde tempo con i peccatori?”, ha risposto: <<perchĂ© devono rendersi conto di quello hanno fatto e piano piano possano cambiare>>… mi sono sembrate parole di una bellezza straordinaria, in linea con la prima lettura è per questo tu correggi poco a poco quelli che sbagliano… (la pedagogia di Dio è sempre quella del seminare, non del trapiantare piante giĂ  fatte) e in linea anche con il vangelo perchĂ© davvero GesĂą conduce Zaccheo a ritrovare la vista… vede tutti i poveri, tutti coloro ai quali approfittando della sua posizione ha sottratto denaro ingiustamente e interviene concretamente in loro favore. Che bello questo: il desiderio di vedere GesĂą lo ha portato a riconoscere il Figlio di Dio in tutte quelle persone che aveva messo in ginocchio. Possa essere così anche per noi, che il desiderio di vedere e conoscere GesĂą sia così sincero da spingerci a farci prossimi dei nostri fratelli e sorelle in difficoltĂ , perchĂ© in essi riconosciamo il Figlio di Dio che desidera essere ospitato nelle nostre vite.