SOLENNITA' DI CRISTO RE
Nell’ultima domenica dell’anno
liturgico la chiesa ci invita a celebrare la regalitĂ di GesĂą e la liturgia di
questo giorno ci aiuta a comprendere il vero senso del verbo regnare. Per
le nostre comunità qui a Cuba è anche la fine di un lungo percorso che dal mese
di maggio fino ad oggi ci ha visti in cammino con GesĂą verso Gerusalemme e verso
la sua morte in croce, meta del suo peregrinare
terreno.
A prepararci a questa festa ci
hanno aiutato anche i brani di vangelo e le letture ascoltati in settimana:
- il peccatore Zaccheo, che
accoglie in GesĂą il perdono di Dio,
- il servo “malvagio” della
parabola delle mine, che, al contrario, ha riposto in un sudario[1] la sua mina,
considerando così i doni di Dio e la sua misericordia come qualcosa di morto,
incapace di dare frutto.
- il pianto di GesĂą appena giunto a
Gerusalemme, perchè sa che nei suoi responsabili civili e religiosi non
incontrerà l’umanità capace di riconoscere ed accogliere il
dono.
- i poveri e i semplici del vangelo
di venerdì che accolgono la parola di Gesù ed aderiscono ad essa al punto da pendere dalle sue
parole... ci ha colpito molto la traduzione letterale, che è: ascoltando erano appesi
a lui dove questo verbo pendere è sempre usato nell’antico e nel
nuovo testamento in riferimento alla crocefissione. Ecco dove ci porta
l’ascolto, ad essere crocefissi con lui per risorgere continuamente nella novitĂ
del vangelo.
La festa di oggi, facendoci
contemplare la Croce di GesĂą ci dice tutta la bellezza del volto del Dio in cui
crediamo... bellezza confermata anche dalle letture ascoltate.
La
prima lettura ci dice che Dio considera gli
uomini non come dei sudditi ma come sua famiglia è Ecco noi siamo tue ossa
e tua carne. Il secondo libro di Samuele ci raconta oggi come il
cammino del popolo d’Israele giunga ad un punto di unità e la divisione tribale
e territoriale tra le tribù del sud e del nord è così superata. Il card.
Martini, parlando ai suoi preti e spiegando loro proprio questo versetto (2Sam
5,1), facendo un percorso attraverso altre pagine che citano la stessa
espressione (2Sam 19, 12-15 e Gen 29,14) dice che questa espressione significa
essere membri della
stessa famiglia (bello anche il nostro testo in spagnolo: somos de tu misma
sangre). Tutti gli anziani allora, in rappresentanza di tutte le
tribĂą fanno un patto, una alleanza e, pur non scorrendo lo steso sangue nelle
vene, pur non essendo della stessa famiglia di Davide, in forza di questa
alleanza lo diventano. Il consanguineo, per
l’ebreo della Bibbia, è colui per il
quale ci si batte fino alla morte per difenderlo scrive il card.
Martini... questa idea, io credo, trova la sua spiegazione nel passaggio di
vangelo che abbiamo ascoltato, dove Dio, in GesĂą dice ad ognuno di noi: Tu sei mia carne, tu sei
mie ossa, lo stesso sangue scorre nelle nostre vene, siamo l’uno per l’altro,
non ti abbandonerò mai. La croce ci dice fino a che punto arriva la
fedeltĂ di Dio e dove dovrebbe arivare la nostra. La seconda lettura
nel suo inizio credo rafforzi questa idea facendoci riflettere sul
verbo partecipare...
essere famiglia di Dio è anche questo partecipare di una eredità . Il testo in
spagnolo, che parla di una herencia
aiuta a comprendere meglio: “sorte” veniva chiamata quella porzione
di terra che veniva assegnata a sorte ad ognuna delle tribĂą nella terra
promessa, e quella terra diventava la loro ereditĂ . Solo i familiari di
qualcuno, di norma, hanno accesso all’eredità ... che bello allora scoprire oggi
di essere, appunto, ognuno di noi questa terra feconda, di una feconditĂ
ricevuta per dono, per grazia. I versetti 13 e 14 sottolineano questo aspetto
della gratuità e ci dicono che la relazione con Dio si può instaurare perchè Lui
ci libera dal buio, dall’oscurità , da tutte quelle situazioni negative che
sembrano chiudere il cielo sopra di noi per “trasferirci” nel regno di suo
figlio... e questo grazie a GesĂą e alla sua vita donata per amore. Davvero noi
con le sole nostre forze non ce la possiamo fare... è Dio che ci libera e ci
“trasferisce” anzi... “ci ha trasferito” perchè è un qualcosa di accaduto una
volta per sempre; che bello: se istintivamente possiamo pensare che il premio
arriva alla fine di una fatica, qui s. Paolo afferma che la salvezza è un’opera
di Dio giĂ compiuta. Don Giovanni Nicolini scrive: il trasferimento è giĂ
avvenuto... non si tratta di ricevere un premio alla fine della vita, ma di
custodire e di far fiorire il dono della vita eterna in questa strada
dell’esistenza terrena lungo la quale camminiamo verso la casa di nostro Padre.
In settimana, abbiamo condiviso, in parrocchia a Manacas, una idea
che sento vicina a questa, ascoltando la prima lettura della messa tratta dal
libro dell’Apocalisse e l’invito che la voce fa a Giovanni (e in lui ad ogni
ascoltatore della Parola credo): Sali
quassù... quello che ci è impossibile con le nostre forze si può
fare grazie all’aiuto di Dio è e subito fui in
spirito...
Il brano di Vangelo ci auta a
comprendere come una volta di piĂą sono i semplici e coloro che avvertono che
cambiare è possibile a capire qualcosa di Gesù, e come i capi, i forti, si
chiudono all’incontro con Dio. Una regalità derisa quella di Gesù, dai capi del
popolo e dai soldati... una regalitĂ insultata dalla disperazione di uno dei due
malfattori crocifissi con lui... una regalitĂ contemplata dal popolo (che
peccato che nel testo in spagnolo si perda questo particolare così importante)
presente sotto la croce, silenzioso, attento.. infine una regalitĂ riconosciuta
dal cosiddetto buon ladrone.
Per tutti vale però lo stesso particolare: la regalità di Gesù è affermata nelle
parole dei capi, dei soldati, dei compagni di supplizio, nella scritta sopra il
suo capo... mi colpisce molto quanto ha scritto E. Bianchi sul buon ladrone...
lo lego al cammino circa il discepolato che abbiamo fatto fino ad oggi: scrive
che è la figura del discepolo, perchè attua la correzione fraterna (non hai timore di
Dio), riconosce il male commesso e ne è pentito, riconosce
l’innocenza di Gesù e infine chiede misericordia confessando la sua regalità . Mi
piace questo legare la regalitĂ al perdono... GesĂą dalla croce perdona e perdona
tutti... per questo è re, ma non semplicemente dei giudei: è re dell’universo,
di ognuno di noi che ci riconosciamo bisognosi della misericordia di
Dio.
Possa essere così anche per noi...
vivere nel timore di Dio, che non è vivere nella paura, ma è capacità di
riconoscerne la presenza, celebrandola ogni giorno in quell’ascolto della Parola
che ci porta ad essere “appesi a Lui”.
maurizioprandi@obistclara.co.cu