I DOMENICA DI AVVENTO
Una vita bella... perchè amata
Cominciamo un nuovo anno
liturgico oggi... la prima sosta nelle nostre comunità qui a Cuba l’abbiamo
fatta proprio sul verbo “cominciare” e sulla sua bellezza è accogliere questo verbo
significa essere consapevoli che qualcosa di nuovo bussa alle porte e chiede di
entrare nella nostra vita... certo è qualcosa che ancora non conosciamo bene, ma
che siamo disposti a ricevere con fiducia dalla mano di Dio. Una cosa la
sappiamo già però, ed è il primo dono che riceviamo dalla bontà di Dio
è la compagnia
dell’evangelista Matteo, che ascolteremo ogni domenica alla luce di quello che
secondo me è il messaggio centrale che lui stesso vuole trasmetterci: Dio è sempre presente in
mezzo a noi. Matteo pare proprio molto affezionato a questa idea, la
ripete tre volte, prima all’inizio del suo vangelo: 1,23 è si chiamerà Emanuele,
che significa Dio con
noi; poi a metà : 18,20 è quando due o più sono
riuniti nel mio nome io sono in mezzo a
loro; e alla fine: 28,20 è io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo.
La prima lettura ci dice
che anche in una situazione difficile, terribile, posiamo sperare, confidare
nelle promesse che Di ha fatto al suo popolo; è proprio questa speranza ad
animarci in questo tempo di attesa... si perchè non possiamo dimenticare che il
tempo di Avvento (l’avvento è la venuta imminente di qualcosa o qualcuno che
aspettiamo ardentemente) è un tempo di attesa a tre livelli differenti: per noi
cristiani è memoria della prima venuta di Gesù (e per questo diciamo che ci
prepara al Natale anche se non è poi così corretto dal punto di vista della
dottrina) che trasformò la storia mostrandoci quanto è grande l’amore di Dio...
da quel giorno infatti e per sempre possiamo godere vivendo della intima
relazione con Lui. Di piĂą: GesĂą viene oggi nella nostra vita... nei nostri
fratelli e sorelle ammalati, nei poveri, nella parola di Dio che ascoltiamo,
nelle nostre comunitĂ (pĂą o meno sgangherate..) nei sacramenti che riceviamo.
Infine, ed è la venuta alla quale l’Avvento vuole prepararci più direttamente,
GesĂą ritornerĂ un giorno in maniera definitiva per quel giudizio di amore e di
misericordia che tutti speriamo. Un tempo di ascolto quindi per disporci a
ricevere GesĂą nella nostra vita.
Ci accompana un simbolo
che è presente in tutte le letture di oggi: il giorno, così come è costituito
nel suo alternarsi di luce e di tenebra, di chiaro e di oscuro... la nostra vita
è così, come i giorni che viviamo: luce e oscurità . Il capitolo 35 del libro del
profeta Isaia dal quale è tratto il brano che ascoltiamo oggi è un’oasi di pace
in un momento molto difficile per il popolo d’Israele sconvolto dalla guerra,
dalla morte, dal rischio di soccombere al nemico... in tutto questo però la
speranza... una luce misteriosa si irradia da una collina e chi sale sul monte,
chi si lascia illuminare sarĂ un seme di pace. Che bello che la parola di Dio ci
chieda di salire, di fare fatica anche noi, di capire che non è Dio a fare tutto
ma che ognuno di noi deve fare la sua parte. Dio ci chiede di salire, questa è
la condizione per essere luce anche noi; la vita è questo cammino, è questo
pellegrinaggio, è questa “collaborazione” tra Dio e gli uomini. Credo che il
monte dal quale si irradia questa luce è il monte della Croce perchè da lì e
solamente da lì può nascere, sgorgare la pace. In settimana, ascoltando le
letture tratte dal libro dell’Apocalisse ci ha colpito molto quell’immagine di
tutti i morti riuniti davanti al trono... i nostri fedeli qui a Cuba erano molto
impressionati dall’immagine e già vedevano un processo che aveva come
conclusione la condanna da parte del re. Io interpretavo così: i morti, tutti i
morti davanti al trono che soltanto domenica scorsa abbiamo detto essere la
Croce di Gesù Re dell’universo.. e se anche qualcuno ci trovasse non degni, le
parole del Figlio, quelle che non passeranno mai, risuonerebbero come un eterno
canto di misericordia: perdonali, non sanno
quello che fanno...oggi sarai con me in Paradiso. Non so dire, ma
questo a noi ha fatto bene e ci ha “tranquillizato” un po’... Una volta
ancora Dio in GesĂą ci dice che non
risolve niente, però desidera condividere un destino e il nostro sguardo allora
non può non cambiare. Gesù è così importante per noi.. ma non perchè cambia le
cose, no... è importante perchè ci vuole bene, e quando qualcuno ci vuole bene
cambia tutto intorno a noi. La vita è bella non perchè tutto fila alla
perfezione... la vita è bella perchè Dio ci ama.
Tenebre e luce anche
nella seconda lettura...una notte che volge al termine (avanzata) e il giorno
che si avvicina e che ci invita a scegliere non il buio, ma la bellezza e lo
splendore della luce. Scegliere di mettere, come abito, la vita di GesĂą,
trasformando le nostre vite in segni luminosi di onestĂ e trasparenza. Davvero
bello infine, l’invito che s. Paolo ci fa a vivere alla luce del giorno senza
nascondere niente.
Anche il vangelo ci
propone le immagini della notte e del giorno. Forse è un abuso liturgico, ma noi
abbiamo letto questo passaggio non dal versetto 37 ma dal versetto 36
è 36 Quanto a quel giorno
e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il
Padre. 37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio
dell’uomo.... a me aiuta molto scoprire che la mia condizione di non
sapere nè il giorno nè l’ora è la stessa condizione di Gesù... mi aiuta a
scorgere nella vita di GesĂą la maniera giusta di coniugare il verbo vigilare,
vegliare: una vita la sua, vissuta nell’attesa del compimento del progetto del
Padre. Quello che ci è chiesto allora è di vivere così, quella vita bella,
buona, capace di cogliere nel presente una parola importante, diversa dalle
altre parole... così ha fatto Noè, che si stacca dalla mentalità di tutti e pur
non sapendo il momento del diluvio si prepara. Don G. Nicolini ha un pensiero
che mi piace condividere con voi: non sapendo
l’ora, siamo invitati a fare
della vigilanza l'atteggiamento di tutta la nostra vita: non facciamoci
sorprendere dall' ora, ma viviamo sempre come
in quell' ora. D'altronde, simile
atteggiamento toglie dalla vigilanza cristiana ogni nota di emergenza
(viviamo un po’ troppo secondo me, nella chiesa, in un perenne stato
di emergenza che sinceramente trovo non in sintonia con il vangelo) e di ansietĂ , ma la
trasforma in un'attenzione a vivere bene, positivamente, soprattutto nella
caritĂ , ogni tempo e ogni fatto della nostra vita. Credo che questo ci aiuta a
recuperare la preziositĂ di ogni frammento della nostra storia personale e
collettiva come una “storia visitata”. Se la nostra attenzione si concentrasse
in un punto specifico e determinato del futuro, il " presente" della nostra vita
sarebbe insignificante; invece ogni istante va vissuto come apertura al futuro,
nella vigilanza nei confronti della venuta del
Signore.