IV DOMENICA DI AVVENTO
La liturgia
della parola di oggi è un forte invito a lasciarci visitare da Dio, da quel Dio
che una volta di più si rivela come il Dio della misericordia: non si stanca di
cercare l’uomo e, sempre rispettando la sua libertà continua ad offrire la sua
grazia (prima lettura); il suo sguardo è sempre qualcosa di speciale, perchè si
dirige a tutti senza escludere nessuno (seconda lettura); entra nella vita
degli uomini non per un momento soltanto o a tempo determinato ma per essere
per sempre il Dio-con-noi (vangelo).
La prima
lettura ci aiuta a comprendere meglio quello che abbiamo detto domenica scorsa
a proposito del nostro cuore, che spesso è stretto, piccolo, chiuso in se
stesso... Dio dirige le sue parole ad un re (Acaz), empio, cattivo, egoista...
l’esempio perfetto dell’egoista che non lascia nessuno spazio per gli altri nel
proprio cuore. Credo che le parole che Dio gli rivolge siano per provare a
cambiare qualcosa, perchè questo cuore di re troppo legato alle cose terrene
possa un po’ allargarsi e che possa arrivare a credere e confidare in Lui. Però
no! Acaz continua con il suo cuore piccolo, incapace di affidarsi a Dio e alle
sue promesse. Preferisce appoggiarsi agli uomini, stringendo alleanze per
vincere guerre e rafforzare il suo potere. Mi colpisce questo: normalmente, nel
rapporto con Dio, siamo noi uomini a chiedere dei segni, delle prove della sua
esistenza... qui no.. è Dio stesso che offre un segno del suo amore e Acaz non
accetta... disprezza l’offerta di Dio. Non fu un buon re... è riuscito a
stancare anche il suo popolo.. e in più era falso anche nel suo rapporto con
Dio perchè a parole sembra perfetto (non
voglio tentare Dio...) di fatto poi sacrificava agli idoli bruciando
incenso sui monti. E Dio... che cosa fa con lui? Torna a parlare con lui, e
dopo il rifiuto non si stanca di provarci e per bocca del profeta Isaia
annuncia che il suo progetto di amore e di salvezza si compirà . Lo abbiamo
letto nel vangelo iniziando la novena e lo leggeremo la sera della vigilia di
Natale... negli ascendenti di Gesù ci sono Acaz e suo figlio Ezechia, che al
contrario del padre sarà un buon re. Che bello: più l’uomo si allontana da Dio
o più l’uomo allontana Dio da se stesso, e più Dio cerca vicinanza e una dimora
presso di lui è Emmanuele,
che significa Dio-con-noi... Nella suo immensa bontà Dio ci fa riflettere
sulla qualità dei nostri desideri e sulla bellezza della Sua offerta: Acaz
cerca grandezza e Dio offre la piccolezza di un Bambino... Acaz cerca forza e
Dio offre la debolezza di un Bambino... Acaz cerca potere e Dio offre un
Bambino che sarà servo di tutti... Acaz cerca la vittoria sconfigendo il nemico
e Dio offre un Bambino che per la sua sconfitta sulla croce vincerà la morte
per sempre. La profezia della prima lettura di oggi ci dice che Dio si fa
incontrare nella disponibilità di una mamma e nella innocenza di un bambino.
Per essere
fedeli alla misericordia di Dio (ce lo dice la seconda lettura) la chiesa è
chiamata a vivere la stessa tensione all’universalità , come apertura, come
ricchezza della diversità e non paura di ciò che è differente da noi: abbiamo ricevuto la grazia di essere
apostoli per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti... la fedeltà di Paolo ha come un “segreto†e
fin dal saluto di questa lettera ai Romani possiamo comprendere quale è è Io, Paolo,
servo di Cristo Gesù... l’apostolo vuole dirci che la sua vita appartiene
totalmente a Gesù... e appartenere in questo modo non è schiavitù, ma libertÃ
vera... leggevo in un bel commento di don P. Rota Scalabrini che tutto questo
non nasce da Paolo, non è frutto di una maturazione di un pensiero, ma è un
compito, una responsabilità ricevuta... è cioè sufficiente l’incontro con Gesù
perchè nasca la missione. Dalle sue parole di saluto comprendiamo che non
esiste altro interesse per lui se non quello di annunciare il vangelo (è molto
forte quel segregato, sequestrato che
in italiano abbiamo tradotto con “sceltoâ€). Riceviamo anche una conferma da
questa seconda lettura... la conferma del desiderio di Dio di prendere una dimora
in mezzo a noi, di stare con noi... bellissima la traduzione spagnola: nacido según lo humano, del
linaje de David... che mi aiuta di più che
non nato secondo la carne... certo
che affascina sempre di più questo appartenere del Figlio di Dio all’umanità ...
Umanità che è il veicolo delle scelte più
belle, delle scelte più dolci e per questo delle scelte più divine. Penso al
vangelo di oggi e all’ ascolto di un ritiro di Avvento su Giuseppe predicato da
E. Bianchi è il brano che abbiamo
ascoltato straripa di misericordia... misericordia che nasce dal cuore di uomo,
Giuseppe, che abituato più ad ascoltare che a parlare (non dice una parola che
sia una nei vangeli) ci insegna a non giudicare, a fidarci... Tutto il
contrario di Acaz, da cui discende, Giuseppe è un giusto ci dice il vangelo di
Matteo, un osservante della Legge e come tale fedele ai comandamenti dell’A.T.
Perchè allora non ripudia Maria come prescrive la legge mosaica? Giuseppe, (ha detto E. Bianchi in questo
ritiro di Avvento), è giusto di una
giustizia che non è solo obedienza alla legge. La legge va osservata, ma è
sempre necessario unire alla osservanza e all’obbedienza della legge, la
carità . Obbedire la legge ed eseguirla senza la carità porta all’oppressione,
porta a ferire le persone...non è che per Giuseppe vada bene tutto, che lui
faccia finta di niente, no... decide di ripudiare Maria, ma decide di farlo con
carità , senza metterla in evidenza (è
la traduzione del testo spagnolo...) per evitare l’offesa e la vergogna alla
donna che ama. Bellissima, allora la parola che Giuseppe ci regala quest’oggi:
ferito non giudica, ferito (e torno all’idea dell’umanità come veicolo delle
nostre scelte più belle), si mostra umano. Oggi Giuseppe ci dice che arrivare
ad essere divini è tutto sommato abbastanza semplice: è sufficiente essere
umani, perdonando, usando misericordia, vivendo la carità .