www.flickr.com

 

NOTTE DI PASQUA 2010


Notte di Pasqua 2010
(Nello stupore, la rivelazione)

A quei segni di luce e di speranza che abbiamo cercato di cogliere nella liturgia della Parola dei giorni scorsi ci siamo affidati entrando in processione in chiesa seguendo il Cero Pasquale. Segni di Luce che in questa notte diventano la Luce che illumina le nostre notti, le nostre oscurità, le nostre fatiche… e se gli anni scorsi le candele che i fedeli accendevano rendevano meno buia la notte, quest’anno, a Manacas, tutta la fatica l’abbiamo fatta fare al Cero Pasquale, perché le candele qui a Cuba non ci sono… non si trovano. Ci siamo detti allora che a quella luce affidavamo i nostri passi, a quell’unica luce… la luce di Gesù, (e non le mie luci…) Gesù, unica Speranza (e non le mie speranze…) entro in chiesa forse più disposto ad ascoltare nelle letture dell’antico testamento il progetto del Padre: la creazione del mondo; la fede di Abramo nel sacrifico di Isacco; la liberazione di Israele e il passaggio del Mare; la promessa della Parola di Dio e del suo Spirito, del suo amore; il nostro tuffo, fin da piccoli, in questo amore di Dio che desidera avvolgere la nostra vita. Tutto questo, nel vangelo che abbiamo ascoltato diventa cammino, ricerca, paura, incredulità, dubbio, stupore… Abbiamo cominciato il tempo di Quaresima dicendoci ancora una volta, sulla scorta delle parole di don Tonino Bello, la bellezza di un percorso che prende tutta la nostra persona, dalla testa ai piedi… dalla cenere ricevuta sul capo al cammino fatto a piedi verso il sepolcro.

Che bello è questo cammino, fatto la mattina presto, quando albeggia, quando ancora non sai come ti verrà incontro il giorno che si apre… certo, le donne vanno al sepolcro con gli aromi, per ungere un morto, ma leggo in questo andare un desiderio di luce, di sole, una disponibilità ad accettare un incontro, un coraggio che i discepoli non avevano avuto. Giunte al sepolcro la prima sorpresa: la pietra è stata spostata, rotolata via. Ricordo sempre con stupore e gioia come don Tonino Bello ha definito la Pasqua: la festa dei macigni rotolati. Quante pietre penso che ci siano da rotolare via nella mia vita e non mi accorgo che magari sono sassolini… quanti macigni, quante fatiche, quante preoccupazioni da rotolare via nella vita dei miei parrocchiani… e loro mi insegnano a misurare. Penso a Elivita, della comunità di Rodrigo, che la sera del Giovedì Santo era in chiesa e l’hanno chiamata perché in casa sua era successo qualcosa. Poi ho saputo che la parte di casa dove vive suo figlio è bruciata completamente a causa di un corto circuito. Ieri ci ha fatto vedere la casa… mi ha detto: Padre, devo ringraziare Dio, questo Dio così buono che ha fatto in modo che mio figlio non si facesse del male… Lei a ringraziare Dio dopo l’incendio e io con i miei sassolini da rotolare via.

Una volta entrate, le donne, non vedono il corpo e non sanno che pensare, non sanno che fare… sono spiazzate, incerte, dubbiose, paurose al vedere i due uomini… da questi però sono rinviate al centro della loro ricerca… stavano spostando troppo la loro attenzione al corpo senza vita di Gesù Perché cercate tra i morti il Vivente? E’ una domanda forte, molto forte… Domanda credo rivolta ad ognuno di noi questa notte Perché cercate? Chi cercate? Dove cercate? Sono andate, le donne, per ungere un cadavere… ho l’impressione, alle volte che propongo a chi si avvicina alla chiesa, di (perdonate l’espressione) ungere cadaveri… nel senso che mi è facile proporre un Gesù zittito, il cui corpo è reso muto da tante mie carenze. Chissà se questo passa anche nella chiesa? Si parla con sempre maggiore insistenza del modificare (è un mio pallino… perdonatemi..) le parole della consacrazione nella messa… il calice del mio sangue, versato per voi e per molti in remissione dei peccati… Speriamo di no, perché questo si, sarebbe zittire, ammutolire Gesù… un Gesù che dona la vita e muore per molti e non per tutti a quanti cuori può parlare? Al mio cuore direbbe ben poco… un dio normale, che fa differenze, che dice che c’è qualcuno che si merita la sua morte e qualcuno no. Ma tante altre cose… quando non accolgo zittisco Gesù, quando non mi prendo cura zittisco Gesù, quando non perdono zittisco Gesù, quando gli chiedo di cambiare le cose senza assumermi io le responsabilità di decidere zittisco Gesù.

E’ la memoria delle sue parole che fa riconoscere alle donne che Gesù è vivo. E’ la centralità della Parola di Dio che ci permette di ricevere Gesù nella nostra vita: Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea… non c’è Pasqua senza memoria della Parola di Dio, quella parola che fa ardere il cuore nel petto e che può dare la giusta direzione alla nostra ricerca. E’ quella Parola che ci cambia, che ci fa fare un passaggio, una Pasqua, e ci spinge ad annunciare la novità dell’amore di Dio che in Gesù ci raggiunge e fa del sepolcro non una meta per ungere un cadavere ma un punto di partenza per aprire alla speranza. Dalla morte alla vita.

Ed ecco che per gli undici riuniti nel sepolcro comincia lo stesso cammino delle donne: la loro stessa incertezza di quando erano giunte al sepolcro, la incredulità che sembra quasi un passaggio obbligato. Ed un cammino che si ripete, in Pietro che ripercorre la strada delle donne e torna a casa, stupito… in quello stupore, io credo, ci sono la rivelazione e la fede, perché al versetto successivo comincia l’episodio dei discepoli di Emmaus, i quali tornando a casa odono parlare i discepoli che dicono: realmente il Signore è resuscitato ed è apparso a Simone. Che il Signore ci renda capaci di questo stupore per riconoscerlo, e nella sua Parola gettare la nostra vita.

Buona Pasqua, maurizioprandi@obistclara.co.cu